Per comprendere il genio di Jari Litmanen occorre fare un piccolo ripasso sul suo paese d’origine, la Finlandia. Una delle questioni più ignote della recente storia calcistica è come un talento così cristallino possa essere nato e cresciuto in un paese stupendo ma ideologicamente distante dal mondo del pallone. Raccontiamo di una nazione in cui si prende anche parte ad un insolito campionato di trasporto delle mogli, in cui il vincitore ottiene litri di birra equivalenti al peso della consorte. Altre discipline prettamente singolari come il lancio del telefono o il lancio degli stivali di gomma accompagnano la neve, compagna di vita pressoché di tutti.
Jari nasce a Lathi nel 1971 e la vicinanza dei genitori, entrambi ex giocatori, sarà fondamentale nell’apporto del giovane, in quanto lo avvicineranno ad un polisportivo movimento basato non solo sul mondo dei ghiacci ma condito anche con la sfera da calcio. Nel paese Natale arriveranno i primi spunti sul rettangolo da gioco tramite l’esordio appena sedicenne nella squadra militante nella massima divisione finlandese. Inizia la parabola d’ascensione del gioiello dei ghiacci: i primi tre anni tra le proprie vie regaleranno 28 gol in 86 presenze, più l’offerta del HJK Helsinki, il club più importante del paese. Prima di passare al MyPa onora la stagione 1991 con 16 reti in 27 presenze.
È la solidificazione di una stella, fusione tra dinamismo di un talento e disciplina del sovvenzionato mondo finlandese. Nonostante ciò la dote è vana senza elementi di indirizzamento. L’incipit degli anni ‘90 fu molto difficile per l’Hensinki, in seguito a motivi economici si trova costretta alla cessione dei talenti di spicco. Come brevemente accennato il giovane Jari giunge al MyPa, squadra finlandese di rilievo di quegli anni, in cui incontra la calorosa fiducia dell’allenatore che verrà definito come il più importante della propria carriera: Harri Kampman.
L’INIZIO DELL’ASCESA
È un punto di rottura, la fase di allineamento col calcio che conta. L’interessamento di club come Psv, Ajax e Barcellona è solo il dettaglio di un racconto prossimo a coronarsi in successo. Così, improvvisamente il presente di Jari si colora di bianco e rosso, destinazione Amsterdam Arena. L’ex team manager dell’Ajax David Endt ricorda l’arrivo:
Ho pensato: questo è un uomo con una grande forza di volontà. Perché Jari non è timido ma semplicemente modesto. Non è un uomo che alza la voce o sbatte i pugni sul tavolo e dice: ‘Sì fa così!’. No. Jari è più diplomatico, non ha mai avuto la pretesa di essere un leader, ma, suo malgrado Jari è un leader. Vuole sapere tutto sul calcio, è interessato alla storia di questo gioco come pochi. Per questo i compagni di squadra hanno iniziato a chiamarlo ‘Il Professore’: gli si poteva chiedere qualsiasi cosa sul calcio, e lui aveva la risposta.
La prima stagione tra le fila del club olandese è oscurata dall’insostituibile Bergkamp: The non-flying dutchman seppur non volasse nella vita per via di una sua personale paura deliziava armoniosamente in campo. Si trattò di un giocatore che per due anni sfiorò il Pallone d’Oro, nonché colonna portante dei lancieri di quegli anni. Per questo motivo Litmanen inizialmente fu attenta ombra ruba segreti e conoscitore della freddezza di Van Gaal, soltanto accomunabile alla glacialità della sua origine.
La stagione 1993-94 segna l’inizio del meraviglioso mondo nascosto di Jari. La cessione di Danny Bergkamp all’Inter per 18 miliardi di lire lascia spazio al finlandese, il quale concretizza l’opportunità con prestazioni rampanti. Il successo è graduale, nella prima stagione da titolare e numero dieci della squadra si consacra con ventisei realizzazioni in Eredivisie. Tali numeri consentono il raggiungimento della vittoria del campionato più la soddisfazione personale del titolo di cannoniere.
Nella stagione successiva il concetto si allarga a carattere europeo. All’interno della neonata Uefa Champions League è uno dei fautori chiave di memorabili vittorie: è il 1995 e la coppa dalle grandi orecchie viene strappata di misura in finale proprio ai detentori del Milan. L’Ajax tornerà in finale ancora una volta l’anno successivo, ancora contro un’italiana, ancora grazie ai gol di Litmanen, ma questa volta sarà un tonfo ai calci di rigore contro la Juventus. Nonostante ciò Latti verrà premiato col premio di miglior realizzatore della competizione con 9 gol. Si accontenteranno solamente di una Supercoppa Europea e di una Coppa Intercontinentale.

Fonte immagine: profilo ufficiale Twitter @AFCAjax
La prima esperienza olandese terminerà dopo sette gloriosi anni. Ancora oggi è ricordato come uno dei giocatori più importanti del club, detentore del record di gol nelle Coppe Europee (24 gol in 44 partite con i lancieri). Andrà via nell’estate del 1999, collezionando quattro Eredivisie e sette Coppe Nazionali.
AL BARCELLONA, DI NUOVO CON VAN GAAL
Inizia un nuovo capitolo della vita e della carriera di Jari, precisamente in Spagna, al servizio del Barcellona. Lo volle proprio Van Gaal, suo ex allenatore. Ma il destino a volte non è generoso neanche con gli audaci o i meritevoli, e da qui inizia la parabola discendente di Jari Litmanen. L’ambizioso progetto del trasferimento del blasone ottenuto in Olanda non trova un risvolto positivo in terra catalana. Il primo anno del Diez è fortemente caratterizzato da infortuni che lo allontanano sempre di più dal campo. Non saranno negati nonostante tutto alcuni sprazzi di vitalità calcistica, ma nel gennaio 2001 passa gratuitamente al Liverpool.
DENTRO IL MONDO REDS
Un altro cambio, un altro viaggio. Van Gaal oltre a lodare le doti tecniche apprezzò anche lo spirito umano. Personalmente disse:
“Ci sono alcuni giocatori, dotati di un talento straordinario, che non hanno però la personalità per resistere ai miei metodi. Litmanen, ad esempio, al Barcellona era un giocatore diverso rispetto a quando ci siamo trovati all’Ajax. Devi avere spirito di adattamento quando ti trasferisci in un altro club, e non tutti i giocatori purtroppo sono in grado di farlo. Jari ahimè è uno di questi.”
Così, accolto nel mondo Reds dall’allora mister Gérard Houllier come l’acquisto più eccitante del club arriva scalpitante di rivalsa.
La stagione fu una sola, seppur un inizio rassicurante un infortunio causatosi in Nazionale complica la stagione di Jari. Viene sancito un nuovo allontanamento dal rettangolo verde, e la stagione sfugge presenziando nel cast tra i successi dei Reds ma senza recitare un ruolo da protagonista.
TANTI VIAGGI, TANTI RITORNI
Un nuovo punto di rottura accarezza la carriera di Litmanen, questa volta ha il sapore di un ritorno, la destinazione è ancora Amsterdam. La situazione questa volta è diversa, non arriva più da giovane promessa, torna da stella proclamata, ma alla soglia dei 31 anni. Il ritorno è dolce amaro: i tifosi lo accolgono da kuningas ma i problemi fisici non gli permetteranno ancora una volta di giocare con continuità. Uno scampolo di gloria sarà il raggiungimento dei quarti di finale di Champions League nel 2003 contro i futuri vincitori del Milan, ma la primavera successiva sarà di nuovo addio, ancora gratuitamente verso un’altra sede.
Potrà essere definito semplicemente un caso, ma l’attinenza è sorprendente. Il simbolo della città d’origine di Jari Litmanen è una ruota di treno in fiamme, in virtù dell’importante nodo ferroviario cittadino. Un simbolo riconducibile allo sviluppo discendente di una carriera quasi sempre in viaggio, ma complicata da tanti infortuni. Cui aggiungiamo l’originalità del Paese d’origine. Una delle curiosità finlandesi è la celebrazione della sfortuna: a partire dal 2010 il 13 ottobre è il day for failure quale commemorazione delle cattive notizie come principio di un futuro migliore.
Le esperienze di fine carriera trovano spazi fra gli archivi, seppur distanti dalla reale stoffa di Jari. Tornerà qualche mese a Lathi, volerà in Germania all’Hansa Rostock, in Svezia al Malmoe e al Fulham di Roy Hogdson, tuttavia in quest’ultima senza esordire in partite ufficiali. Il ritiro avvenne a 41 anni dopo l’ennesimo ritorno in patria, per la terza volta a Lathi e definitivamente a Helsinki.
Una leggenda vivente, costernato profondamente dalle avversità. Resta ancora intatta la classe del Diez, un ruolo dietro le punte non adattabile al primo che capita, compasso umano di tocchi al bacio pronti solo per essere indirizzati a rete. La sorte volle anche che la sua Nazionale non sia mai riuscita ad ottenere il pass per un torneo continentale, ma quando qualsiasi tifoso ricorda Litmanen lo identifica come il giocatore finlandese più forte di sempre.
Fonte immagine in evidenza: profilo ufficiale Twitter @AFCAjax